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Sala V "Cacciatori e Pescatori"

Sala V
In questa sala la vetrina diorama mostra un pastore/cacciatore in una fase della battuta di caccia senza precisare se si tratti di caccia grossa o minuta. L’abbigliamento è quello nuorese tipico di un pastore degli anni 50. L’abito, gli scarponi, i gambali, la cartucciera e la sacca/zaino, detta taschedda, sono opera di artigiani locali.
“Attualmente la caccia grossa non ha altra selvaggina che il cinghiale. Il daino è ormai scomparso dall’isola, mentre per il cervo e il muflone sardi esistono vincoli protezionistici che ne proibiscono la caccia…” La caccia minuta si esercita su selvaggina “di pelo” e “di penna”, stanziale e migratoria, di cui la Sardegna è ancora ricca, sebbene non goda più delle varietà e quantità di un tempo…” (Vincenzo Padiglione, 1989)
Sul monitor scorrono le immagini di filmati di Fiorenzo Serra girati negli anni cinquanta del Novecento.

Segue la ricostruzione dell’ambiente lagunare con il panorama di Cabras sullo sfondo.
Effetti prospettici mostrano la capanna realizzata con fascine di falasco e canne disposte a strati sovrapposti, era il ricovero per i pescatori, che per secoli ha caratterizzato queste coste.
In primo piano un fassòi tenuto in verticale dopo l’uso ed uno, in orizzontale, allestito per la pesca.

Altre immagini e testi sono dedicati alla pesca:
“Gli stagni sono una delle caratteristiche della costa sarda e in particolare del golfo di Cagliari, Santa Giusta, Riòla, Baràtili, Oristano e di quello di Cabras dove troviamo attestazioni di tecniche di pesca molto primitive e forme di organizzazione e regolamentazione dell’attività del tutto particolari”.(Enrica Delitala, 1997)
All’inizio dell’Ottocento, erano in attività ben 22 tonnare disposte lungo tutta la costa occidentale. La stagione della pesca, da fine aprile a fine maggio, coincideva con il momento della migrazione e del passaggio dei tonni.
I banchi di corallo sardi, ricchi e di qualità pregiata, sono stati sfruttati dall’antichità ad oggi del corallo? . Alla fine del Duecento e fino alla metà circa del Trecento i pescatori provenivano dai grandi centri di lavorazione ed erano sopratutto marsigliesi, catalani, liguri a cui seguirono siciliani e soprattutto napoletani di Torre del Greco.


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