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House in the Fields
L'Istituto Superiore Regionale Etnografico è lieto di annunciare il programma completo della seconda edizione di IsReal – Festival di Cinema del Reale “Sguardi sul Mediterraneo”, organizzato dall’ISRE con la collaborazione di Fondazione di Sardegna e Fondazione Sardegna Film Commission, e con la partnership di TEN – Teatro Eliseo di Nuoro.

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Il Festival, che avrà luogo all’Auditorium del Museo del Costume di Nuoro dal 3 all’8 ottobre 2017 per la direzione artistica di Alessandro Stellino, anche quest’anno si presenta ricco di soprese, novità ed eventi, fin dalla prima giornata. 24 i film in programma, 9 le anteprime nazionali, 8 i film in concorso.

Il film di apertura del Festival è l’attesissimo Surbiles di Giovanni Columbu, in prima assoluta nazionale dopo il fortunato passaggio al Festival di Locarno. In un'atmosfera inquietante e sovrannaturale, quasi da film horror, in un mondo di inquietudini, sospeso tra sogno e realtà come quello di David Lynch, il documentario racconta le vampire della tradizione sarda: donne cui un tempo veniva attribuita la morte improvvisa e inspiegabile dei bambini. Il regista sarà a Nuoro in occasione della proiezione, accompagnato dalla figlia Simonetta, attrice protagonista del film.

Il film di Columbu sarà accompagnato dal corto documentario di Ignazio Figus La cena delle anime (ambientato a Orune, prende il via dalla preparazione di un banchetto per i defunti, non senza punte di tagliente ironia ma nel massimo rispetto della tradizione), mentre domenica 8, in occasione della cerimonia di chiusura e premiazione, si proietterà Futuro prossimo di Salvatore Mereu, dove si raccontano le storie di Rachel e Mojo, che vagano per Cagliari alla ricerca di un lavoro che non c’è. Realizzato nell’ambito di un progetto di collaborazione tra il regista e l’Università di Cagliari, con studenti impegnati nelle varie mansioni della pratica cinematografica, il cortometraggio è interpretato da attori non professionisti che hanno vissuto realmente, seppur non alla lettera, le esperienze filmate, nell’idea “zavattiniana” che guardare al mondo sia sempre la via maestra per dar voce a un sentimento e raggiungere una presa di coscienza.



IL CONCORSO INTERNAZIONALE
Ricchissima la pattuglia dei film in concorso cui, anche quest’anno, la giuria principale (composta dalla produttrice Manuela Buono, il regista Alessandro Comodin e il curatore Lorenzo Giusti) assegna un premio di 3500 euro al primo classificato e 2000 al secondo, mentre il terzo premio di 1000 euro viene assegnato da una “Giuria giovani” composta da sette studenti universitari sardi.
8 i film in concorso, tutti d’ambito Mediterraneo:
Dark on Dark di Laurent Thivolle: in una piazza di Tolosa, uno studente universitario incontra per caso il figlio di un re di una tribù del Niger. La sua voce è quella dei subalterni del mondo, discendenti di sovrani che si ritrovano ridotti ai margini della società. In prima nazionale.
Gondwana di Riccardo Giacconi supera le barriere del documentario per raccontare l’unica comunità di Tuareg stanziata in Italia e il loro lungo cammino, tra territori rocciosi da cui affiorano le ossa di un misterioso animale gigante, il mitico “Jobar” che terrorizza i bambini. In prima nazionale.
Con Meteorlar di Gurkan Keltek si va in un Kurdistan violato e sconvolto dalla guerra, dove il caos è imperante: attraverso frammenti di immagini si ricostruisce la narrazione di un presente rimosso, testimonianza di una lotta disperata di un popolo contro l’ingiustizia. In prima nazionale.
In House in the Fields, Tala Hadid (nipote del celebre architetto Zaha Hadid) tratteggia un ritratto intimo e lirico di una comunità berbera che vive da anni isolata sulle montagne dell’Alto Atlante in Marocco e la fine dell’infanzia di due sorelle.
Moo Ya di Filippo Ticozzi racconta il viaggio senza meta di Anthony Modesto Opio, un cantastorie cieco che vive in un villaggio isolato dell’Uganda e che parte – guidato dal suo bastone – per ridefinire le coordinate di un mondo segnato da ferite profonde.
Onomanzia di Fatima Bianchi è la storia del nome Fatima nel suo significato multiplo, città, santa, donna, canto, preghiera: diverse forme di espressione legate a un nome, che permettono loro di superare confini geografici e religiosi, barriere linguistiche e politiche. In prima nazionale.
Rio Corgo di Maya Kosa e Sergio da Costa ci conduce nelle atmosfere sospese e rarefatte di un villaggio portoghese in cui prendono vita i racconti del passato avventuroso dell’anziano Silva, riparatore di ombrelli, contadino, pastore, barbiere, muratore, minatore, giardiniere, clown e mago. In prima nazionale.
Infine, Spectres Are Hauting Europe di Maria Kourkouta e Niki Giannari ci mostra un esercito di spettri che si aggira per l’Europa, intrappolato nei suoi confini blindati: sono i profughi di Idomeni raccontati dallo sguardo lucido e rigoroso della giovane coppia di cineaste greche.


FILM FUORI CONCORSO E EVENTI SPECIALI
Il problema dei migranti è centrale anche in due film presentati fuori concorso: Enjoy the Ride di Ferruccio Goia punta la telecamera sui dispositivi di sicurezza e salvataggio delle vite umane in viaggio tra le due rive Mediterraneo: un’opera cinematografica che è anche un prezioso documento su quanto accade nel Canale di Sicilia. Sulla stessa barca di Stefania Muresu racconta invece i centri di accoglienza per migranti su suolo sardo, respirando con i propri personaggi in un limbo dove il terrore della fuga è ancora vivo e l’illusione di un futuro migliore non ha fatto i conti con la burocrazia dell’Europa in cui sognano di trascorrere la nuova vita.
Imperdibile lo strabiliante The Challenge di Yuri Ancarani: ambientato in Qatar, il film racconta di un giovane sceicco che raggiunge una località in mezzo al deserto, in uno scenario di sfarzo abbacinante, per mettere in atto un’incredibile competizione, che ha come protagonista un falco.
Liberami di Federica di Giacomo, prende il nome dall’invocazione pronunciata dalle tante persone che affollano ogni martedì la chiesa di Padre Cataldo, esorcista siciliano, possedute dal demonio o forse solo dal male di vivere. Esilarante e terrificante al tempo stesso.
L’Isola di Medea, di Sergio Naitza, è invece un omaggio a Maria Callas nel quarantennale della morte (16 settembre 1977) che ripercorre la collaborazione sul set del film Medea di Pier Paolo Pasolini. Con interviste ai protagonisti del film e materiali dell’epoca si ricostruisce la straordinaria collaborazione tra due artisti che hanno segnato indelebilmente il loro tempo.

OSPITI D’ONORE: MASSIMO D’ANOLFI E MARTINA PARENTI
Ospiti speciali dell’edizione 2017 del Festival saranno Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, autori di Spira mirabilis, presentato in concorso al Festival di Venezia. Tra le loro opere in programma a Nuoro anche Materia oscura, documentario sul Poligono sperimentale di Salto di Quirra, luogo di guerra in tempo di pace dove, per oltre cinquant’anni, i governi hanno testato “armi nuove” e fatto brillare vecchi arsenali militari, compromettendo inesorabilmente il territorio e provocando danni permanenti in abitanti e animali delle zone limitrofe.
Nel corso del Festival saranno presentati tutti i film del duo di registi: da I promessi sposi, esilarante ritratto di un’Italia iper-burocratizzata, a Grandi speranze, sui sogni di alcuni giovani industriali italiani in Cina, fino a Il castello, uno dei documentari italiani più premiati di sempre: l’aeroporto di Malpensa diventa la fortezza in cui si sperimentano i processi di sicurezza rimossi dalla società democratica, ma anche l’occasione per un viaggio attraverso le diverse stagioni della vita che si chiude su inaspettate forme d’opposizione al potere.

Gli autori saranno presenti a Nuoro nei giorni finali del festival e saranno a disposizione per incontrare il pubblico e la stampa.

IL CONCERTO DI CHIUSURA
Quest’anno IsReal si chiude con un gran finale. Domenica 8 ottobre, alle 21,30, l’attesissimo concerto-evento: sul palco del TEN di Nuoro si esibiranno per la prima volta insieme due tra le voci più autorevoli della Sardegna contemporanea: Iosonouncane e Paolo Angeli. “Innovatori con radici”, Angeli e Iosonouncane costituiscono un esempio importante del come la tradizione debba trovare, nella società attuale, un’evoluzione dei suoi linguaggi arcaici, collocandosi nel difficile confronto con il presente, senza cadere nella tentazione dell’oleografia. Nella loro musica, carica di elementi ancestrali e di evocazioni difficilmente catalogabili in un genere musicale, si respira l’isola con tutte le sue sfaccettature stilistiche. Un’espressione creativa che dipinge paesaggi sonori d’avanguardia e, allo stesso tempo, riporta al solco dell’aratro e alle variazioni minimali proprie di un arazzo realizzato al telaio.

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